Avete mai fatto una pazzia?
Una di quelle pazzie sane, allegre e sorridenti? Io si, l’ho fatta esattamente qualche giorno fa. La mia pazzia mi ha portata a prendere un aereo di andata sabato mattina alle ore 6.50 ed uno di ritorno il giorno seguente, alla stessa ora.
Quest’aereo mi ha portata a Porto, piccola cittadina del nord del Portogallo.
Sono state 22 lunghe ed intense ore, non mi sono praticamente mai fermata e ho percorso in lungo ed in largo le sue affascinanti e colorate strade, caratterizzate da strette ma alte case, addossate una sull’altra come se si volessero abbracciare… in un armonioso e cordiale abbraccio che contraddistingue questa città.
Descrivere Porto non è semplice, in quanto in pochi chilometri ospita una molteplicità di caratteri, partendo dall’elegante ufficio del Municipio di marmo bianco all’imponente Palàcio da Bolsa con i suoi interni in legno, alla caotica stazione ferroviaria Sao Bento decorata con delle piccole piastrelle bianche e azzurre fino ad arrivare al quartiere di Ribeira, con i suoi edifici colorati e un clima di festa.
Avendo poco tempo a disposizione ho pianificato nel dettaglio l’intero viaggio, studiando diversi giorni primi l’itinerario “perfetto” da seguire, controllando orari e posizioni... Mi sono divertita molto nel farlo, ed una volta giunta in città avevo la sensazione di conoscerla da sempre.
La mia giornata a Porto è iniziata con la visita del Parlamento, seguita da una passeggiata lunga l'Avenida Los Aliados dalla profonda impronta parigina per poi raggiungere la Chiesa Dos Clèrigos (che mi ha colpita molto perché interamente decorata di marmo rosa) e salire sulla torre della stessa. Dalla torre si poteva osservare l’intera città dal alto ed intravedere le case colorate che la caratterizzano... davvero bello!!!
Dopo la “faticaccia” della scalata torre, non poteva di certo mancare una tappa alimentare per recuperare le energie: crocchetta di Baccalà e formaggio fuso accompagnata da un bicchierino di Porto in una delle rosticceria più antiche della città, proprio ai piedi della torre.
Energie recuperate, la visita alla città è proseguita tranquillamente, con qualche tappa per fotografare i tram storici che silenziosi ripercorrono le vecchie rotaie della città e simpatici gabbiani che passeggiano tranquillamente davanti agli occhi incuriositi dei turisti (che come noi si fermano a scattare qualche foto ricordo).
Un edificio che mi ha colpita particolarmente è stato quello della stazione ferroviaria Sao Bento, un posto caotico, frenetico e orientato al futuro, come tutte le stazioni che si rispettino, eppure al contempo stesso solenne e malinconico. Malinconia data dagli azulejos, piastrelle azzurre e bianche che ripropongono l’intera storia dei mezzi di trasporto, dalle sue origini fino ai nostri tempi moderni. Una sorta di diario personale di questo famoso mezzo che caratterizza le nostre vite.
Dopo tanta riflessione, il nostro itinerario per Porto ci ha portato a percorrere la via de Los Flores scendendo verso la parte bassa della città e a fare una breve sosta nella cioccolateria più antica, con ovviamente una dolce degustazione di sei differenti cioccolatini.
Per continuare a deliziare la nostra gola, prima di procedere con la visita del Palazzo de la Bolsa, il celebre edificio neoclassico che racchiude l'intera storia della città, ci siamo fermati a fare una degustazione di vino Porto, il vino liquoroso tipico di questa zona del Portogallo. Ho assaggiato un Porto bianco, realizzato con uva dolce, uno rosso rubino (il Ruby) ed infine uno Rosè, dal sapore leggermente più fruttato (ho preferito quest'ultimo).
Conclusa la visita al palazzo, abbiamo raggiunto, ormai al calar del sole, la Cattedrale (il Sé), che con la sua grande balconata domina imponente sull’intera città. Una città che lentamente si tranquillizza ed inizia a gioire, accendendo le proprie luci ed invitando i passanti a sedersi lungo il fiume Douro e concludere in armonia un’altra giornata che se ne va. Quale posto migliore per salutare il sole se non passeggiando lungo le ciottolose stradine del quartiere di Ribeira, considerato Patrimonio Mondiale dell’Umanità?!
L’atmosfera che si respira in questo quartiere, caratterizzato da stretti vicoli medievali, è decisamente gioiosa: qualche artista di strada inizia a posizionare la propria chitarra sulle gambe ed un vecchio cappellino ai propri piedi; alcuni giovani artigiani installano delle bancarelle improvvisate vendendo orecchini e braccialetti con raffigurate le piastrelle tipiche; stanchi camerieri affollano le strade invitando la gente a prendere posto; affamati gabbiani si avvicinano alle rive, nella speranza di guadagnare del buon pesce fresco.
Tutto ciò illuminato dalla dorata luce del ponte Don Luis I, maestoso ponte di ferro che collega le due parti della città.
L’ho attraversato e devo ammettere che mi tremavano le gambe nello sporgermi dal ponte (colpa del vino?) ma non potevo di certo ammetterlo e far notare ai miei compagni di viaggio questa mia debolezza (contando che li ho presi in giro per tutto il tempo per le loro vertigini, hahahah).
La mia folle giornata portoghese si è concluso con un aperitivo nella zona della movida cittadina, con un transfer alle 5 del mattino per tornare in aeroporto e con i piedi distrutti (ma ne è valsa la pena)!!!
Qualche consiglio?
- Fermarsi a fare una rapida degustazione dentro il Palazzo della Bolsa; in pochi conoscono questo bar, è piccolo ma decisamente economico. - Ricordarsi che nel weekend il mercato è aperto solo il sabato mattina.
- Caricare la macchina fotografica (hahahah)