Come ogni mattina la mia sveglia suonava alle 7 e due minuti e come sempre prendevo la stessa metro per andare a lavoro. Incontravo sempre le stesse persone, le stesse facce tristi e vittime della propria routine. Ma un giorno d'inverno la mia vita cambiò per sempre. Quella mattina persi la solita metro. Seduto affianco a me c'era un giovane ragazzo cubano che chiacchierava con un'amica. Le raccontava quanto gli mancasse la sua terra. Non ho potuto fare a meno di ascoltare il suo racconto. Le raccontava dei suoi pomeriggi a cavallo, del bagno domenicale dentro la piccola grotta, poco distante dal villaggio in cui viveva, dei serpenti che gli attraversavano la strada, della pioggia torrenziale della durata di mezz'ora, dei suoi fratelli che giocavano ancora con i legnetti staccati dagli alberi e dell'anziana nonna che curava i suoi malanni con le erbe mediche.
La voce del giovane ha riecheggiato nella mia mente per tutta la giornata. Il giorno seguente ho aspettato apposta la seconda metro per incontrarlo. Lo vidi, mi avvicinai a lui e gli confessai di essermi innamorata della sua storia.
Gli chiesi di raccontarmi qualcosa della sua terra, della sua anziana nonna e dei suoi fratellini. Lui sorrise, mise in tasca il cellulare che teneva stretto tra le mani ed iniziò il suo racconto. Mi parlò della sua anziana nonna che ogni mattina si alza presto per prendere le uova dalle galline e preparare la colazione per i suoi figli e nipoti.
“La nonna è sempre stato il perno della famiglia” affermò il giovane “pensa che una volta il temporale è durato una settimana intera, le strade si sono allagate completamente e il fango ricopriva ogni cosa, era quasi impossibile uscire di casa. I bambini, ovviamente, erano felici, per loro era un momento goliardico perché non capivano tutti i danni che il maltempo stava causando. Gli animali morivano di fame, i topi salivano in superficie ed entravano nelle case…
Dopo la pioggia riprendere la normalità è stata dura, le poche persone che possedevano un’auto la misero a disposizione del villaggio, ma la benzina scarseggiava a causa dei mancati rifornimenti. Anche il cibo scarseggiava e l’unica cosa a disposizione che avevamo era ciò che è sopravvissuto dai nostri raccolti. Vuoi sapere cosa ha fatto mia nonna? Ha radunato tutto il villaggio e attribuito ad ogni singola persona un compito. Nel giro di un paio di settimane tornò tutto alla normalità, compresa la corrente elettrica. Abbiamo sistemato l'intero villaggio. Ora siamo collegati con le grandi città e vicino al minimarket abbiamo una fermata degli autobus coperta”.
Rimasi senza parola affascinata da questo racconto, mentre la metro ripercorreva tutte le fermate per portarmi nel mio piccolo ufficio. "E nonna ha anche deciso di affittare la mia camera ai viaggiatori, è piccola ma molto accogliente. Se ti dovesse capitare di passare di lì ti do l’indirizzo” e lo scrisse su un foglietto che io misi subito in tasca “ora scusa ma devo andare, la prossima è la mia fermata” e se ne andò, riportandomi alla realtà.
Avevo perso la fermata, ero in ritardo per il lavoro ma completamente felice e sognatrice, presi il cellulare in mano e feci le due telefonate più belle della mia vita, tornai a casa, raccolsi i vestiti più comodi che avevo nel mio armadio e presi un taxi: direzione aeroporto.
Da quel giorno in poi, la vita di quell’ anziana signora mi viene raccontata da una sola voce narrante: la sua!